‘Chiesa e lavoro. Quale futuro per i giovani?’

Perché la Chiesa italiana e specificamente le Chiese del Sud si interessano al problema dei giovani nel Meridione, della disoccupazione e del lavoro? E perché siamo così coinvolti come Comitato organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani avendo presente la Settimana Sociale che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre prossimi?
Voglio indicare solo due ragioni: la prima è che siamo quotidianamente feriti come Vescovi e come cittadini del Sud dal dramma di tanti giovani che lasciano la nostra terra, che non hanno lavoro, e che molte volte neppure lo cercano più. Le ultime statistiche sono ferocemente eloquenti e ci troviamo a dover sostenere la fragile speranza con tutte le nostre forze. E quando il lavoro c’è, ci troviamo anche a denunciare le violazioni, gli incidenti mortali, lo sfruttamento, l’illegalità ma anche a registrare, con grande soddisfazione, tutta una rete di buone pratiche messe su specificamente dai giovani.
La seconda ragione è che questa crisi che attraversiamo è un’opportunità non per piangerci addosso, ma per scoprire la vera natura del Cristianesimo. Il Cristianesimo è l’avvenimento di Dio che si fa uomo e rimane presente nella storia come vita cambiata. Questa è la testimonianza dei cristiani e particolarmente dei santi. Abbiamo celebrato ieri la memoria liturgica di Sant’Egidio Maria nato a Taranto e vissuto per 50 anni tra il settecento e l’ottocento a Napoli; le sue reliquie si trovano qui a San Pasquale a Chiaia. Frate francescano alcantarino, frate questuante, patrono dei giovani in cerca di lavoro. Non aveva un progetto sociale, conosceva tutti dai più poveri, suoi prediletti, sino al re e poi a Giuseppe Bonaparte. Voleva semplicemente vivere il vangelo e la regola di San Francesco. Il governo francese proibì le esequie solenni, ma la folla del popolo lo acclamò “consolatore di Napoli”.
La fede trasforma la storia e, come ci dice il magistero degli ultimi Papi, e specificamente papa Francesco nel IV capitolo della Evangelii Gaudium, la fede ha una inevitabile dimensione sociale. Gesù curava ammalati indemoniati ed oppressi da tanti bisogni. La sua vicinanza era l’inizio della liberazione, l’inizio di un nuovo mondo. Tutto questo dura ancora oggi e rimane presente attraverso la vita cambiata di coloro che lo seguono. Il bisogno che oggi ci interpella e che ci ferisce è la presenza di moltitudini di uomini e donne tenute soggette da un sistema fondato sul profitto, come tuona papa Francesco, e che obbliga molti popoli a migrare e molti adulti e giovani ad un lavoro non degno. Questa economia uccide. Il nostro grido nasce dal Vangelo e dallo sguardo alla realtà. Dai poveri del mondo e quindi anche da noi, periferia di un’opulenza anch’essa in crisi, s’alza il grido, il clamore per l’equità. Perché è intollerabile che otto individui, otto singoli, come denuncia il rapporto Oxfan, posseggano quanto la metà dell’umanità.
Il nostro clamore nel Sud si inserisce in un clamore ancora più grande. E così il grido dei poveri si unisce al grido della terra, violentata e sfruttata. E su questo basta solo ricordare due ferite aperte nella nostra carne che sono la Terra dei fuochi ed il caso Taranto. La proposta di papa Francesco di una “ecologia integrale” indica la prospettiva per una giusta soluzione dell’inquinamento della terra e della precarietà del lavoro. Ci poniamo nella scia segnata dalla Dottrina Sociale della Chiesa e nel cuore del Magistero di papa Francesco.
Come Commissione della CEI per i problemi sociali e il lavoro e come Settimane Sociali dei Cattolici italiani, invitati da S.E. il cardinale Sepe e dai presidenti delle Conferenze Episcopali del Sud, nel nostro contributo per organizzare questo convegno abbiamo tenuto presente lo stile sinodale del Convegno Ecclesiale di Firenze del 2015 ed abbiamo chiesto alle Diocesi del Sud una partecipazione attiva, invitandole a preparare due video che documentassero, sia la denuncia delle deficienze sulla realtà del lavoro giovanile, sia la presentazione di buone pratiche già in atto. Questi interessantissimi contributi saranno presentati nel pomeriggio di oggi; ci preme sottolineare l’ampia partecipazione delle Diocesi e il coinvolgimento di un gran numero di nostri giovani. Alcuni di loro li sentiremo tra poco, come sentiremo la voce dei nostri pastori, dei movimenti ecclesiali che interpellano sindacati imprenditoria, governo e regioni.
L’accento di questo convegno non è sulle analisi dei mali del Sud, già abbondanti e conosciute, ma sul racconto, sulle buone pratiche e sulle proposte. Come Chiesa ci sta a cuore venire incontro al problema dell’occupazione giovanile nel Sud, punto nevralgico per rilanciare l’economia dell’intero paese ed offrire risposte ad un disagio sociale di grandi proporzioni.
Obiettivo del convegno è, attraverso la denuncia e la presentazione di buone pratiche, giungere a formulare proposte alle istituzioni perché il tema del Mezzogiorno e dell’occupazione giovanile nel Sud diventino strategia specifica e prioritaria del Governo e delle nostre Regioni.
Insieme ai giovani e a partire dai giovani interveniamo come vescovi e come Commissione Cei per i problemi sociali e del lavoro per cercare e per dare speranze realiste a quella moltitudine, a quel popolo giovane costretto a sopravvivere o ad emigrare.
Oltre all’assenza del lavoro ci ferisce la sua precarietà nelle varie forme di insicurezza, di lavoro nero, di caporalato, di illegalità, come quelle pratiche che con un neologismo vengono chiamate agromafie. E non mi riferisco a fatti appresi dalla cronaca o da ricerche sociologiche. Porto con me il dolore e lo strazio dei ragazzi morti sul lavoro dei quali ho celebrato le esequie in questi anni, come anche le mie esperienze di quelle famiglie che hanno perso la propria mamma o il proprio papà, uccisi dal calore nei campi di raccolta, d’estate, dopo ore ed ore di lavoro per pochi euro, taglieggiati per giunta dal caporale di turno e al netto del biglietto del bus pagato a proprie spese.
Nei video preparati dalle Diocesi si offrono varie prospettive per superare questi drammi; prospettive che saranno valutate nei gruppi di lavoro e tradotte in proposte realiste e praticabili. Non ricette magiche, ma proposte praticabili a partire da esperienze concrete che vedono i giovani già protagonisti nel campo dell’innovazione, dell’agricoltura di eccellenza, dell’artigianato, dei servizi alla persona, del turismo religioso e della tutela del patrimonio culturale.
Tutto ciò mette in evidenza il valore dell’impresa che ha come fine lo sviluppo delle persone, della solidarietà, non l’idolatria del denaro e del profitto. Accogliamo l’invito audace e profetico di papa Francesco di non curare solo le vittime dell’attuale sistema economico, ma di “costruire un sistema economico dove le vittime siano sempre di meno, dove possibilmente non ci siano più” (discorso del 4 febbraio 2017).
Papa Francesco, nelle sue Encicliche e nei suoi continui appelli, ci ha indicato la strada, che è quella tracciata dal Vangelo, e la nostra missione è annunciarlo,  attuarlo e viverlo. Questo richiede coraggio, passione e profezia, perché, in una società secolarizzata, impegnata nell’accaparramento individualistico dei beni, il Vangelo, va totalmente controcorrente. Ma proprio questa è la sfida che vogliamo cogliere con rinnovato entusiasmo a partire dal fascino della fede, dal grido dei poveri e della terra, dal protagonismo dei nostri giovani.
Grazie.