L’accordo firmato questa mattina a Roma per la cessione di Ilva deve rappresentare per la cittá di Taranto un punto di partenza per un nuovo corso che guardi al futuro facendo tesoro degli errori passati, e mi riferisco a quelli della prima privatizzazione.
Sicuramente non mancheranno la delusione e il risentimento di tanti per le promesse mancate alimentate dalle facili promesse, ma le soluzioni non sono mai facili né gratuite.
Ho sempre sostenuto che l’ILVA dovesse essere profondamente trasformata garantendo la salute ai lavoratori, a tutti i tarantini e l’occupazione ai dipendenti diretti e a quelli dell’indotto senza esuberi e mantenendo i diritti acquisiti.
L’aspetto fondamentale da difendere è stato ed è la difesa della vita, della salute e del lavoro. Sin dal convegno dell’Arcidiocesi di Taranto del 2013, abbiamo sostenuto la necessità di profonde innovazioni tecnologiche che rendessero possibile, come accade in altri paesi, una produzione compatibile con la difesa della salute e dell’ambiente.
Questi punti sono stati sottoscritti ed approvati. Questo è un fatto positivo.
Così si è posto fine ad un clima di incertezza che gravava su tutta la nostra società e che ha monopolizzato e polarizzato il confronto, non di rado avvelenandolo.
L’accordo è un inizio positivo che segna una svolta senza la quale non sarebbe stata possibile la concreta salvaguardia della salute dei cittadini e la bonifica dei problemi legati alla devastazione ambientale, così come si danno risposte alla questione occupazionale nel rispetto delle richieste dei lavoratori: non si poteva continuare in un clima di indecisione e di continui rimandi. È stato positivo dialogare con tutti, ma finalmente si è dato l’avvio ad una nuova fase che vede un piano ambientale che dovrà essere sostenuto da una costante innovazione tecnologica e dalla costante attenzione al rispetto della salute dei tarantini.
Tutti dobbiamo ora vigilare per un’economia che metta al centro non la massimizzazione del profitto, ma la persona, la vita, la cura della casa comune e la dignità del lavoro.
Questo è l’orientamento che Papa Francesco ci propone nel suo Magistero.
Mons. Filippo Santoro
Arcivescovo Metropolita di Taranto