Una risposta ad un problema reale e cruciale del paese: il lavoro.

Saluto iniziale di Mons. Filippo Santoro

Un cordiale e sentito benvenuto a tutti i delegati alla 48 settimana sociale dei cattolici in Italia.
Un cordiale saluto ai confratelli Vescovi e alle  autorità civili e militari all’inizio di questa Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che costituisce un evento importante per la Chiesa e per tutta la società italiana. Era dal 1970 che non si realizzava una Settimana Sociale sul tema del Lavoro.
Possiamo dire che con il Comitato scientifico ed organizzatore abbiamo fatto un bel cammino preparatorio secondo lo stile sinodale che ci è stato proposto nel Convegno Ecclesiale di Firenze  e specificamente dal nostro Pontefice papa Francesco. Sono state coinvolte le diocesi italiane e molte altre istituzioni culturali, economiche e politiche  in una serie di eventi in diverse citta del Paese  dal Festival della Dottrina Sociale a Verona al Convegno delle Chiese del Sud a Napoli,al Seminario nazionale dell’Ufficio CEI della Pastorale sociale a Firenze, al Convegno delle Associazioni promosso da Rete in Opera a Roma , a molti incontri in molte diocesi d’Italia, a tante comunità visitate come anche ad atenei prestigiosi incontrati.
Un cammino sinodale che ora in queste giornate ha il suo momento più alto ed espressivo. Dal logo che vedete riprodotto in questo salone con il riferimento al celebre dipinto della creazione dell’uomo di Michelangelo nella Cappella Sistina vogliamo mettere al centro della nostra attenzione il fatto che il nostro lavoro ha una sua grande dignità perché partecipa all’opera creatrice di Dio e la svolge nel tempo. I volti che vediamo come cornici al logo esprimono la ragione che ci ha mossi a svolgere questo tema che è la passione per il Popolo che drammaticamente ogni giorno ci interpella per la mancanza del lavoro , per la sua precarietà, ma anche per il suo valore decisivo nella nostra vita.
Questa Settimana Sociale parte dai volti della persone , non da statistiche o da teorie economiche anche se numeri e teorie  hanno la loro importanza. Il profilo geografico del mondo, fatto da un circolo di persone mette in evidenza che il lavoro ha una dimensione planetaria e ci interpella tutti.
Siamo qui come delegati delle diocesi, di associazioni, movimenti, o  invitati o esperti di questioni lavorative; mi permetto di chiedere a tutti di non staccarci nemmeno per un minuto dalla drammaticità espresse  dalle immagini concrete delle vittime di incidenti sul lavoro, dei disoccupati che ci visitano ogni giorno, degli inattivi,  dei cinquantenni in stand by, o meglio nel limbo o proprio nel purgatorio.
Che i nostri interventi partano dal cuore e diventino proposte come se si trattasse di un nostro fratello o figlio, o figlia non da raccomandare, ma da incamminare al lavoro e non ad un incessante pellegrinaggio tra i vari centri per l’impiego. Che il nostro sapere anche accademico sia messo a servizio dei drammi che particolarmente nel nostro mezzogiorno ci feriscono. Penso alla situazione dell’Ilva di Taranto, città di cui sono pastore che necessariamente è soggetta a logiche planetarie di cui dobbiamo tener conto perché la produzione non continui a devastare le persone, le case, il cielo, la terra, l’aria, il mare cioè la nostra casa comune. Un discorso analogo, anzi ancora più urgente dal punto vista morale, si pone sul grave problema della produzione e vendita delle armi che riguarda anche situazioni qui presenti in Sardegna.
Riteniamo possibile una rigenerazione umana, urbana ed ambientale attraverso un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale a patto che ci sia un cambiamento di paradigma nel nostro progetto di sviluppo globale che parta dal rispetto della dignità della persona umana, dalla cura della casa comune e dalla costruzione della pace.
L’elemento centrale del nostro convenire è l’urgente necessità di un lavoro degno e quindi delle condizioni che rendono possibile la sua realizzazione. Il valore che diamo al lavoro nel suo svolgersi concreto stabilisce la qualità di una economia che è al servizio della vita o che uccide. In questa Settimana non saremo noi a risolvere le vaste  problematiche legate al lavoro, ma, come ci richiama papa Francesco, desideriamo “iniziare processi” che impegnino le comunità cristiane e la società italiana nel suo insieme, affinché il dialogo e la convergenza fra tutte le sue componenti, credenti o non  diventi uno stile di democrazia in cui il senso della giustizia prevalga sugli interessi di parte.  Non abbiamo soluzioni prestabilite, né tantomeno ricette per l’uso; con il comitato scientifico ed organizzatore abbiamo preparato il materiale per il lavoro e la partita si gioca qui con il contributo di tutti i presenti.
Il metodo, come ci ha insegnato il Convegno ecclesiale di Firenze è sinodale, partecipativo e deliberativo e questo ha un obiettivo comune: coinvolgere le istituzioni, le scuole e le università, i sindacati, le parrocchie, i movimenti, le associazioni, particolarmente quelle legate al mondo del lavoro, per rispondere non appena ad un problema dei cattolici, ma ad un grave problema reale della gente, di tutta la gente.
“L’attenzione al lavoro nasce dalla attenzione ad un aspetto strutturale della condizione umana, il bisogno. Il bisogno è ecumenico. In ogni singolo bisogno è implicata tutta la persona nella sua relazione con la realtà e attraverso di essa col destino. Per tale ragione, il punto di riferimento della Dottrina Sociale della Chiesa è la persona che lavora nella totalità delle sue esigenze che arrivano fino all’apertura all’infinito, apertura che sostiene e dilata lo stesso bisogno umano. Se non fosse così, l’uomo sarebbe frammentato in tanti pezzi separati tra di loro. Quando si perde di vista il‘cuore della persona’, il suo bisogno e il suo limite si sviluppano le tante drammatiche distorsioni legate al mondo del lavoro di oggi, dove la persona è spesso ridotta a puro strumento di produzione in vista della massimizzazione del profitto”.
Questo lo dicevamo nell’Instrumentum laboris che abbiamo preparato per queste giornate aggiungendo che il lavoro è degno quando rispetta la vita delle persone, l’ambiente, la legalità. Quando rispetta i ritmi della vita, il tempo del lavoro, del non lavoro, il tempo della festa. Il lavoro è degno quando viene prima del risultato economico ed è legato alle ragioni più vere della vita; dal pane quotidiano, alla famiglia, alla solidarietà, alla felicità.
Attraverso il racconto delle buone pratiche, della mostra, del docufilm, dei contributi dei relatori e di tutti i presenti in tavoli di lavoro giungeremo a formulare proposte per il parlamento e per il governo, per i mondi economici e politici nella loro accezione più vasta. D’altro canto è nella natura delle Settimane Sociali rispondere a problemi reali,  intervenire per il bene comune come è accaduto con Giorgio La Pira che insieme ad un consistente gruppo di laici cattolici ha contribuito alla stesura della Costituzione italiana.
Nel cammino preparatorio di questa Settimana abbiamo visitato territori, diocesi, comunità e associazioni sparse per l’Italia; abbiamo arato il terreno ed individuato semi di vita che in questi giorni devono essere verificati e quindi lanciati nella terra del nostro popolo per germogliare e dare frutto. Abbiamo anche coinvolto persone di buona volontà provenienti da esperienza culturali diverse. Abbiamo rifuggito dalla “convegnistica” e anche in questi giorni ciascuno di noi, in particolare nei tavoli di lavoro  è chiamato a dare il proprio contributo e, visto che siete tutti persone qualificate, vi pregherei  di utilizzare ciò che sapete mettendovi al servizio dell’ opera comune. Nel periodo finale del nostro Instrumentum laboris dicevamo che “il lavoro è uno dei punti più decisivi attorno a cui si può sviluppare una rinnovata rilevanza pubblica dei cattolici in Italia”. Desideriamo che la nostra terra benedetta non sia un “vile ostello” del mercato o un deserto di rapporti dominato, per dirla con la Laudato Si’ dal “paradigma tecnocratico”, ma sia un giardino di pacifica collaborazione tra varie culture in cui la fede mostra la sua rilevanza per il bene di tutti.
Papa Francesco, anche nel messaggio di questa mattina, ci ha indicato la strada che è quella tracciata dal vangelo e attualizzata per i nostri giorni.
E’ questa la sfida profetica che tutti insieme vogliamo raccogliere durante questi giorni di Cagliari e soprattutto nel dopo Cagliari. San Giuseppe lavoratore, figura silenziosa, quasi invisibile, ma fattiva e potente ci aiuti e ci protegga.
Grazie e buon lavoro a tutti.